Intesa Sanpaolo ha sottoscritto un accordo di collaborazione con Rubicon Capital Advisors, una delle principali società di consulenza indipendente per l’investment banking, per far creecere il settore dell’origination. Quello che studia le operazioni da proporre ai clienti. Il Memorandum of Understanding ha lo scopo di sviluppare gli ambiti delle infrastrutture e dell’energia. La collaborazione rientra nel più ampio programma Originate to Share lanciato dalla Divisione Corporate & Investment Banking (Cib) del gruppo, con l’obiettivo di rafforzare quindi la piattaforma di Origination e distribution di Intesa.
Fondata nel 2011 da Conor Kelly, Rubicon ha sede a Dublino e uffici a Londra, New York e Madrid. La società di advisory ha chiuso 45 operazioni di vendita, acquisizione o rifinanziamento nel campo dell’energia e delle utilities fra Europa, Nord America, America Latina e Asia per un Enterprise Value combinato di oltre 50 miliardi di dollari. Gli ambiti di specializzazione sono Mergers & Acquisitions, aumenti di capitale, disinvestimenti e strategia di uscita, Origination & Execution, Debt Procurement, ristrutturazione e ricapitalizzazione, ricerche di mercato e investimenti diretti.
Mauro Micillo, responsabile della divisione Cib di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca Imi, ha ricordato che “nell’ambito del piano d’impresa 2018-2021 del gruppo, abbiamo iniziato a trasformare il nostro modello di business tradizionale verso un modello originate-to-share, che ci consentirà di migliorare l’efficienza all’estero con un allargamento della clientela grazie al miglioramento della proposta commerciale”. E questo tenendo sempre sotto controllo il rischio, una cifra di Intesa Sanpaolo .
La collaborazione con Rubicon, “uno dei principali player internazionali, non solo va in questa direzione ma supporta anche la nostra ambizione di crescere nel mondo della finanza strutturata”, ha aggiunto Micillo. Il ceo Conor Kelly, dal canto suo, ha spiegato che “questa partnership strategica consentirà a Rubicon di offrire ai propri clienti la capacità di sottoscrivere finanziamenti e migliorare ulteriormente l’offerta di prodotti a supporto dei mercati delle infrastrutture, dell’energia e delle utilities”.
Banca Imi ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un risultato netto consolidato di 240 milioni di euro, in crescita del 27,7% rispetto ad un anno fa. Il margine di intermediazione, pari a 517 milioni di euro, è risultato in miglioramento del 18,7% anno su anno mentre il risultato della gestione operativa di 401 milioni balza del 25,8%. Accantonamenti, rettifiche di valore nette e altri oneri hanno inciso per 50 milioni di euro, di cui la parte del leone (41 milioni) l’hanno fatta i contributi dovuti per il 2019 al Fondo di Risoluzione Unico Europeo.
Il totale attivo di bilancio ha quindi superato nel trimestre i 195 miliardi dai 165 miliardi del 31 dicembre 2018. E quindi gli asset ponderati per il rischio (RWA) sono saliti a 34,4 miliardi di euro dai precedenti 30,1 miliardi di fine 2018. Il Common Equity Tier 1 Ratio, il Total Capital Ratio ed il Leverage Ratio alla data del 31 marzo scoro erano rispettivamente al 9,2%, 13,9% e 4,2%. Il rapporto fra costi e ricavi è sceso dal 26,9% al 22,5%, con un controllo del bilancio che caratteriza il gruppo.
Ieri il presidente del gruppo Intesa Sanpoalo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine di un incontro su un accordo con la Bei, rispondendo ai giornalisti sul tema dei Minibot, ha spiegato che le “imprese sarebbero più contente di essere pagate con dei Bot veri o meglio ancora con degli euro, che si possono ottenere emettendo dei Bot veri”. Gros-Pietro ha aggiunto poi che “altri strumenti finanziari tipo i Minibot non sarebbero in grado di garantire la loro accettabilità”.
This piece was written by Elena dal Maso and published on June 11, 2019.
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